Con serenità
nel cuore saluto l’anno trascorso.
Mi fermo a
valutare il mio operato e le prove che mi sono state poste sul cammino.
E’ stato un
anno ricco di eventi, di situazioni impreviste, di momenti non sempre semplici
da affrontare.
Mi sono
trovata dinnanzi gli spettri di molte paure, insicurezze, che porto nel cuore
come monetine perse sul fondo delle tasche: dimentichi di averle fino a che,
cercando qualcos’altro, non te le ritrovi tra le mani …
Alcuni
momenti più imponenti di altri hanno scatenato emozioni solide e ben radicate,
portando a galla dolori creduti scomparsi.
Mi sono
trovata a riflettere su molte cose…
A queste
prove affrontate vorrei dire grazie. Grazie di avermi posto nella possibilità
di rimettere in gioco le carte e scoprire che la partita non è affatto finita.
Ogni evento
che accompagna la nostra vita può essere occasione di crescita, ed il 2018 è
stato l’anno della “responsabilità”. Ad ogni nostra azione, ad ogni nostro
pensiero, corrisponde una reazione fisica, emotiva e mentale. Cercare di responsabilizzare
me stessa per ogni situazione si è rivelato un lavoro davvero molto
interessante di scoperta e crescita.
Tutti noi ci
imbattiamo in situazioni difficili o emotivamente dolorose, e tutti noi
cerchiamo fuori le ragioni per potervi porre soluzioni. Se mi arrabbio, è perché
qualcuno mi ha fatto arrabbiare. Attaccare quel qualcuno risolverà la mia
rabbia. Ma davvero funziona così?
Prendersi il
carico di responsabilità delle proprie emozioni non è sempre semplice, perché l’emozione
permane, e viverla fa parte del metodo. Il solo modo di catalogare alcune
emozioni le rende cariche di aspettative di sofferenza. Ma quelle stesse
emozioni che giudichiamo negative sono uno degli strumenti più forti che
abbiamo per crescere…
Proviamo ad
accoglierle… amorevolmente e con pazienza.
Farò un esempio “semplice”: la Rabbia.
Sicuramente tutti noi veniamo spesso visitati da questa
sensazione, talvolta profonda e logorante, altre volte esplosiva ed accecante.
Ma perché ci arrabbiamo? Provate ad analizzare cosa vi porta a provare quel
sentimento in modo obbiettivo. Se qualcuno ci fa uno sgarbo ci arrabbiamo,
vero? Qualcuno ci ruba il posto in fila, o ci supera malamente alla guida, un
collega non fa il lavoro come andrebbe svolto, il nostro partner non richiude
il dentifricio… i motivi di rabbia possono essere infiniti e molteplici, e il
loro grado di importanza variabile a seconda del soggetto. Ma senza soffermarci
sull’analisi dell’intensità della rabbia, che sarebbe comunque soggettiva,
proviamo per un momento a mettere a fuoco la scena che ci vede protagonisti del
nostro impulso emotivo.
Una situazione
esterna ha scatenato in noi una reazione.
Fermiamoci qui: ho
reagito.
A cosa?
La signora
che mi ruba il posto in fila mi ha fatto arrabbiare. Perché? Davvero perché mi
ha rubato il posto? Cosa vedo in quel gesto per venirne attaccata? Una lesione
della mia persona, del mio ego. Non voglio analizzare la correttezza del gesto
altrui, ma la mia reazione. Perché quel gesto ha tanto potere su di me?
Poniamo il
caso che l’altrui gesto sia a nostro avviso scortese, davvero è una nostra
responsabilità farci carico dell’ineducazione altrui? E se davvero il gesto
altrui mi arreca un danno, non posso compiere un’azione di difesa priva di
sgomento emotivo?
La signora
tenta di superarmi in coda, non posso farlo notare senza coinvolgimento?
E’ davvero
la signora che mi fa arrabbiare o sono io che permetto alla mia rabbia di
sgorgare? Arrabbiarmi aiuta in qualche modo la situazione? Arrabbiarmi serve a
non farmi superare in fila? Posso proteggere quello che considero giusto senza
alterarmi, magari con un sorriso…?
Ed ancora:
davvero non ho parte in causa di quest’azione? Magari ero distratta o lenta e
la signora spazientita o per qualche motivo di fretta ha reagito a sua volta ad
un impulso emotivo…
Questo processo di analisi ci porta ad una consapevolezza
importantissima: siamo noi a gestire le nostre reazioni. Questo non significa
non provare rabbia, anche se con il tempo questa sorgerà sempre meno spesso e
con meno intensità; significa accogliere la rabbia come un segnale interno del
nostro essere. Una parte di noi è scoperta, è sensibile. Questo led luminoso
deve essere per noi la guida nella ricerca di questo nostro nervo scoperto, e
non un motivo di scontro con il prossimo.
Questo processo vale per tutte le emozioni, anche quelle che
chiamiamo “positive”.
Cosa fare poi con i nostri nervi scoperti… bhè, quello sarà
un altro Post!
Ho iniziato e cancellato molte volte questo post, erano
molte le cose che avrei voluto dire sull'anno passato e su quello a venire. Alla
fine le lettere han preso forma sullo schermo in quello che vuo
le essere un
promemoria del lavoro che io stessa, da anni, compio su di me. Ed una proposta
da aggiungere alla lista dei vostri buoni propositi sulla soglia di questo
2019. Tutti noi desideriamo la serenità, tutti noi abbiamo la possibilità di
ottenerla qui ed ora, con un po' di impegno e presenza…
Buon lavoro Amici,
…e Felice anno !
marcella
Commenti