Menti e Coscienza


Il professor Alberto Origgi sostiene una tesi interessante: quella delle tre menti inconsce. Secondo il suo pensiero, nel corso dei milioni di anni di evoluzione da organismi monocellulari a mammiferi, abbiamo sviluppato tre menti separate in risposta ai diversi stimoli ambientali.  La prima mente a svilupparsi è quella fisica, in risposta alla capacità di movimento. Essa si prende cura delle necessità legate al sistema biologico; è colei che gestisce il funzionamento degli organi, il ritmo cardiaco e respiratorio. E’ la parte di noi che percepisce sensorialmente il mondo esterno e che fornisce impulsi derivati dall’ambiente interno come fame e sete, freddo e caldo. Obiettivo di questa mente è la sopravvivenza del sistema biologico.                                                                                                            La mente istintiva si svilupperà successivamente, rispondendo alle conseguenze della collettività. Nasce dalla necessità di prevedere le intenzioni dell’altro: amichevole o aggressivo? Risponde alle emozioni e vive di affetti. 

La terza mente è quella mentale caratterizzata dal pensiero “freddo”, privo di emotività. E’ la parte logica di noi; quella che calcola, progetta, prende in considerazione i fatti senza lasciarsi influenzare dal cuore.

In questo sistema l’Io è colui che fa esperienza delle tre menti. E’ qualcosa di “altro”, di incarnato nei livelli mentali, ma di altra natura rispetto ad essi. L’Io, o Superconscio secondo Origgi, è la fonte dell’intuito da cui potremmo trarre pace e conoscenza ma non siamo in grado di percepirlo perchè ottenebrato dal rumore del conflitto tra impulsi, emozioni e ragione. La voce dell’Io si ode solo nel silenzio delle menti. Quando siamo in grado di mettere pace tra loro. 

Ho ascoltato le parole del professor Origgi con interesse che cresceva al pari della realizzazione di una semplice constatazione: da millenni l’uomo si interroga su questa differenziazione delle parti del suo essere e sulla presenza di un Ente ontologicamente differente che resta spettatore, il più delle volte inascoltato. E’ stato elaborato in molti modi, utilizzando inni e miti, dialoghi e prosa, ma il sunto della percezione intuiva dell’uomo, alla base di questi concetti, sembra restare invariato.

Nel nord dell’India, mille anni prima di Origgi e dei suoi contemporanei, Vasugupta scriveva nei suoi Sivasutra Tantra di come dall’Assoluto discendono tre potenze: Conoscenza, Volontà, Capacità di Azione. Queste tre potenze genereranno i tre attributi della manifestazione e, successivamente, le tre tipologie di frequenza mentale. Secoli prima di lui, Isvarakrsna, nel Samhkyakarika parla di tre differenti livelli della sfera mentale: Buddhi, Ahamkara e Manas. Di nuovo tre. Sia nel Tantra del monismo Kashmiro, che nel Samkhya duale, la molteplicità è un aspetto della manifestazione che deriva dalla materia e che resta differenziato rispetto all’Assoluto, all’Anima; come le tre menti e l’Io di Origgi.


Ad Atene, Platone, 2385 anni fa, parlava dei tre aspetti dell’animo nel suo Fedro. Con il mito della biga alata spiegava come la ragione debba tenere alla briglia istinto ed impeto guidandoli verso il mondo intelligibile per perseguire il suo massimo Bene: l’intuizione della Verità. 

Ed ancora prima della filosofia greca, agli albori delle prime scritture dell’antica India, i saggi misero in versi conoscenze tramandate per secoli oralmente in cui raccontavano di come l’Anima sia avvolta e celata da cinque corpi esterni. Di questi cinque corpi, o gusci, tre sono aspetti del mentale. Un’ennesima tripartizione della mente. La Taittiriya Upanishad espone un viaggio di scoperta ed integrazione di questi cinque involucri. A partire dal più materico, il corpo, fino a giungere al più profondo, la “beatitudine”. Durante questo viaggio l’individuo scopre la che la sua identità profonda, quella cosciente, è oltre ogni involucro. Riconoscere questi corpi ed essere in grado di risalire alla consapevolezza della Coscienza senza identificarsi con nessuno dei “gusci” materici è necessario al fine di comprendere la propria Verità, che è una con l’Assoluto.


Tutte queste dottrine, in tempi e culture diverse, hanno elaborato una mappa analoga del mentale umano con vari punti in comune: 

La mente è un sistema complesso formato da più strati spesso in dissonanza tra loro; la Coscienza è ontologicamente differente dai livelli mentali; la Coscienza viene “distratta” dai processi mentali incontrollati; il benessere si ottiene riconoscendosi nella Coscienza. Ogni percorso di crescita o risveglio suggerisce un cammino di discernimento volto all'individuare i diversi aspetti del sistema dell’essere, alla capacità di risolvere l’immedesimazione con uno o più di essi, ed al riunirsi con la propria identità vera: quella di Coscienza consapevole di se stessa. 


Per approfondire:

“Le tre menti inconsce”, presentazione, A. Origgi 

Il mito della Biga Alata, Fedro, Platone 




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