Ahimsa, Peace and Love



Ahimsa

Non Violenza

Facciamo un primo passo.
Il primo sulla via dello yoga di Patanjali porta il nostro peso sul gradino di Ahimsa, il primo degli yama.
Yama, nell’ashtanga yoga classico, sono una serie di cinque precetti comportamentali che il praticante dovrebbe sviluppare in modo stabile e duraturo al fine di proseguire il suo cammino verso la liberazione dal dolore. Già, perché il cammino dello yoga che in principio venne tramandato era un sentiero volto all’emancipazione dalla sofferenza insita nel genere umano…
Ahimsa, dicevamo, è il primo passo di questo sentiero.
“Non nuocere” quindi venne posto all’inizio del cammino. Domandiamoci perché…
Innanzitutto è necessario comprendere cosa si intenda per “non nuocere”, onde evitare la semplificazione di un concetto incredibilmente vasto. Ogni yama, come ogni Niyama (astensioni), sono da considerarsi, secondo gli insegnamenti trascritti da Patanjali, su almeno tre piani: quello verbale della parola, quello materiale delle azioni e quello mentale dei pensieri.
Proviamo, ognuno di noi, a scrivere due righe su un foglio, senza pensarci troppo…:
Cosa appare in noi alla voce “non nuocere”? Quali sono le parole, azioni, pensieri che creano in noi un senso di violenza? Che ci colpiscono, feriscono?
Inutile parlare di violenza fisica perché sarebbe scontato che uno schiaffo ci colpisce, ma la violenza fisica è molto di più. La violenza fisica si annida negli atteggiamenti più o meno sottili del nostro vivere quotidiano. Siamo violenti ogni volta che non rispettiamo lo spazio dell’altro, ogni volta che imponiamo la nostra presenza con la forza. Spesso senza alzare nemmeno un dito sappiamo imporci facendo leva sulle debolezze altrui, su ricatti emotivi, su vantaggi che crediamo di possedere per cultura o posizione sociale o economica. Facciamo violenza quando crediamo che qualcosa ci appartenga di diritto senza pensare al diritto dell’altro né tanto meno al nostro dovere. Siamo violenti imponendo il nostro atteggiamento al prossimo, convinti che i nostri problemi debbano essere i suoi e riversando sul malcapitato fiumi di lamentele cercando in lui un supporto morale a situazioni che dipendono solo da noi. Siamo violenti quando “facciamo i furbi” … combinazione giusto ieri ho notato una donna gettare un pacchetto di sigarette vuoto nel fiume. Quella è violenza. Violenza verso se stessa, perché sporca il luogo in cui ella stessa vive. Violenza verso il resto del mondo che vive in quello stesso luogo. Mancanza di rispetto verso chi per lavoro tiene pulite le nostre strade e verso le vite animali che abitano quelle acque. Un piccolo gesto, un’immensa violenza. L’uomo in macchina che per far scendere la signora si ferma esattamente in mezzo alla strada per non far la fatica di andare un metro più in là, dove avrebbe potuto sostare senza interferire con altri, è violenza. Violenza verso chi ha dovuto attendere senza motivo i suoi comodi, perché magari nella macchina in attesa c’era un persona che stava andando a lavoro o che non stava bene. E’ giusto e corretto essere tolleranti (ne parleremo) ma ritengo ingiusto e violento approfittare della tolleranza altrui. Sono certa che quella stessa signora che ha gettato immondizia pretende pulizia in casa sua e che il signore in macchina sia ben attento a non subire i comodi altrui. Tolleranza ed empatia sono l’altro lato della medaglia del rispetto e della non violenza. Perché chi è attento ad evitare di fare violenza sull’altro non può che essere empatico e rispettoso, solo così può comprendere il peso di ogni suo gesto.
“La parola ferisce più della spada”, sicuramente l’avrete sentito dire infinite volte. Ma siamo sempre attenti al nostro esprimerci? Le parole, anche quelle non dette ma ben lasciate ad intendere, agiscono su un piano incredibilmente sottile e profondo nell’individuo che le coglie. Pensate a tutte le volte che una parola, o l’assenza di essa, ci ha feriti. E provate poi a pensare a quante volte, magari involontariamente, a vostra volta avete ferito qualcuno. Perdiamo il controllo su di noi in molti casi di stress o di ego ferito, ed in quei casi siamo dei cecchini nel trovare la frase che calza esattamente con il punto debole dell’altro. E la lanciamo come sale su una ferita con il malcelato intento di ferire chi ci ha ferito, o di difenderci da chi riteniamo una minaccia. Proviamo a mantenere la calma. A respirare… più e più volte prima di lanciare quel sale. Qui entra in gioco un momento di seria comprensione di chi abbiamo di fronte. Prima di attaccare riflettiamo.
Il pensiero può nuocere, a noi stessi in primo luogo. Basti pensare a tutti i pensieri che ci creano ansia e dolore che culliamo con cura, quasi con la paura di perderli… ma anche agli altri. Il nostro pensiero crea sia le nostre parole che le nostre azioni. Pensieri nocivi creeranno parole ed azioni nocive. Se pensiamo che il signore ci ha tagliato la strada per farci dispetto agiremo con violenza, se pensiamo che semplicemente non ci ha visti e che capita anche a noi un momento di fretta o disattenzione saremo più tolleranti.

Che fare quindi? Banale: non nuocere.
Il cammino è nostro, quindi lasciamo agli altri il loro percorso. Sui passi del nostro sentiero impariamo ad ascoltare cosa ci fa soffrire, per evitare di farlo a nostra volta. Guardiamoci attorno, siamo circondati da specchi che sono gli occhi di chi vive con noi questo mondo. Ogni gesto che giudichiamo “cattivo” impariamo a non farlo, cercando di essere più attenti al nostro atteggiamento che a quello degli altri. Ricordando a noi stessi che anche se ci sentiamo “puri” questo non ci autorizza a puntare il dito, ma solo ad imparare.
Non nuocere sarà il nostro mantra mentre guidiamo, facciamo la spesa, ci rivolgiamo a colleghi e clienti, ai nostri figli ed a tutte le persone che la vita ci pone sul cammino, verso noi stessi occupandoci con consapevolezza del nostro benessere alimentandoci nel migliore dei modi, sapendo essere grati dei momenti di gioia, compiendo i nostri doveri nel rispetto degli altri.
Scriviamolo sul frigo, sulla lavagna, sul vapore dello specchio dopo la doccia…
Non nuocere, AHIMSA


Namastè


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