Aparigraha e l'accumulo delle penne rosa...

Aparigraha

Non accumulare




L'ultimo degli yama della scuola di Patanjali ci invita a servirci solo del necessario.
In una società consumistica sembra quasi di doverlo dire sottovoce...
Lo stretto indispensabile è però incredibilmente soggettivo: "toglietemi tutto ma non..."
Cosa?
Quali sono le cose senza le quali pensiamo di non poter sopravvivere?

L'essere umano è un'animale molto particolare, tende ad aver bisogno di proiettare se stesso negli oggetti che possiede. Alcuni come pavoni hanno bisogno di mostrare possessi variopinti e maestosi, altri, come gazze, tengono nascosti i loro averi nelle loro tane per paura che altre gazze li portino via, altri ancora per far parte del branco si disegnano il manto per confondersi con le vere zebre, altri mettono parrucche per mostrarsi leoni...
Quasi come se la regola fosse "siamo ciò che possediamo".
Provate a pensarci...: Siamo ciò che possediamo? Siamo ciò che mostriamo di avere?
Cosa siamo?

Caratterizzare se stessi, avere un'immagine di sé, è più che naturale.
Ma quando questa immagine si allontana, spesso in modo palese, dalla realtà dell'essere iniziano i problemi.
Il possesso di beni materiali fa parte della caratterizzazione stessa nel momento in cui l'individuo sente quell'oggetto parte del proprio sé.

Facciamo un esempio banale... Un oggetto comune: una penna.
Posso averne bisogno, e quindi acquisto una penna. La scelgo compatibile all'uso che ne devo fare, comoda alla mia mano e che lasci una traccia di inchiostro gradevole al mio gusto.
Possiedo una penna. la uso, forse la consumerò, se servirà ne acquisterò un'altra...
Ma se pongo nella penna il mio essere la cercherò non in base alla mia necessità, ma in base all'immagine che ho di me o che voglio mostrare: se mi ritengo una persona femminile la prenderò rosa, se sono una persona eccentrica la prenderò strana, se amo un cantante la prenderò con la foto di quell'artista. Avrò la penna sempre nel mio taschino e non mancherà occasione per poterla mostrare. Non oserò prestarla ad altri per timore che me la rovinino o, non sia mai, che me la perdano.
Non esco di casa senza aver prima preso la mia penna, sono la donna con penna rosa, le persone non mi riconoscerebbero senza.
Sembra assurdo, lo so. Ma è davvero così lontano dalle tante realtà che viviamo?
Tutti noi abbiamo la nostre penne rosa. Proiettiamo la nostra immagine in oggetti da poter mostrare (o celare gelosamente) al mondo, dall'automobile, ai vasi sul balcone, dal colore degli abiti al numero di paia di scarpe.
Fino a giungere a chi soffre di accumulo compulsivo come "i sepolti in casa"...

Potrei domandarmi, patologie a parte, che c'è di male dell'accumulare penne rosa che mi fanno sentire più a mio agio con il mondo?

Non è affatto una domanda sciocca, e molti potrebbero rispondere che non fanno nulla di male e che dato che la loro penna li far star meglio non vedono perché privarsene.

In molti casi la penna rosa non fa male a nessuno, ma cosa accade se restiamo senza la penna?

Tutto ciò di cui l'uomo si circonda di superfluo, tutte le sue penne rosa, lo allontanano dalla realtà di se stesso. Perdere il contatto con la verità nel nostro essere ci porta a stare male.
Se nel metro di giudizio dell'individuo il numero di penne rosa decide il grado di autosoddisfazione del sé, non sarà mai felice, perché ci sarà sempre qualcuno con una penna rosa in più.
Chi non ha penne rosa soffrirà d'invidia per chi ne ha, chi ne possiede tante costruirà castelli inespugnabili per proteggerle vivendo come un drago sul tesoro pronto ad incenerire chiunque si avvicini. Che si possegga o no, l'oggetto del desiderio diviene causa di sofferenza.

Da strumento di necessità a causa di dolore.

Ogni cosa che noi utilizziamo nel quotidiano è superflua. Per millenni abbiamo semplicemente badato a cibo, fuoco e riparo. Da una manciata di migliaia di anni l'essere umano ha imparato a rendere le sue vere necessità via via sempre più semplici fino a divenire schiavo del suo stesso sapere. Semplificare ci rende liberi. Dare la giusta connotazione alle nostre penne rosa ci rende liberi.
Sapere chi siamo, su quali risorse INTERNE possiamo contare, fino a dove possiamo spingerci ci rende liberi. Liberi di fare scelte coerenti con la nostra reale essenza.
Allora potremo decidere in libertà di avere una penna rosa per semplificarci la vita, più d'una se possiamo permettercelo nel rispetto di noi stessi e degli altri, ma sempre consapevoli di poter tranquillamente fare senza.

E quindi:
Conta le tue penne rosa e scopri quali possiadi e da quali sei posseduto...

Buona ricerca

OmShanty
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