Grazie a
chi,
leggendo
Relazioni e Gomitoli,
mi ha rivolto questa domanda:
“Cosa intendi dire quando scrivi che il tessuto esistenziale filato
attraverso relazioni e relazioni non è il nostro Essere.”
Guarda il tuo corpo riflesso nello specchio. Osservalo. Osserva gli abiti con cui lo hai ricoperto. Quei tessuti denotano aspetti delle tue esperienze e scelte, del modo in cui percepisci te stesso o vorresti che gli altri ti percepissero. Il modo in cui hai deciso quali colori, quali indumenti, quali accostamenti sono tutti indizi su chi sei o chi vorresti essere. In parte decisi dalla tua reazione emotiva a quegli abiti (il tuo gusto), in parte dal tuo desiderio di suscitarla negli altri. Vuoi piacere. Far buona impressione ad un colloquio di lavoro o ad un esame, attrarre sessualmente, sentirti parte di una corrente culturale o sociale. O mostrare di non curartene. Altra parte della tua scelta sarà stata per ragioni sensoriali. Vuoi sentirti a tuo agio. Comodo, libero. I tuoi indumenti diranno questo e molto altro di te. Ma nonostante dicano così tanto di te, puoi identificarti nei tuoi indumenti? Certamente no.
Ora spogliati ed osserva il tuo corpo nudo. Anche lui dice
di te molte cose. Esprime il benessere attraverso il colore della pelle. La
tonicità dei muscoli. Il colore dei tuoi capelli svela in parte i tuoi anni
sulla terra. Le tue gambe esprimono se vivi più in piedi o seduto. Le tue
braccia se porti carichi. Le tue mani se svolgi un lavoro materico o di
concetto. Il tuo corpo rivela se ti alimenti correttamente o no. Ed il modo in
cui si dispone nello spazio, la tua postura, dice un’infinità di altri dettagli
anche sulla tua vita emotiva e caratteriale. Il tuo corpo esprime moltissimo di
te, ma puoi identificarti con esso?
Ora spogliati anche della tua pelle ed osserva la rete delle
tue relazioni. Puoi usare una lavagna, quelle degli indizi che usano i
detective nei film polizieschi. Poni al centro te stesso e prova a disporre
sulla tua lavagna le foto delle relazioni a te più vicine. Parti dai tuoi
familiari, dagli amici più stretti, dalla tua fidanzata. La tua immagine sarà
al centro e le loro tutte attorno, più o meno vicine a seconda dell’importanza
di quel legame. Da te partirà un filo per ogni volto che andrà a comporre una
raggiera. Puoi poi, piano piano, aggiungere tutte le relazioni che hanno
lasciato un segno su di te, ad ogni livello. Dal bidello che ti era simpatico a
scuola al bulletto che hai detestato. Da uno sguardo d’intesa mai dimenticato
ad una passione che ti ha travolto. Puoi provare ad usare fili colorati. Un bel
rosso intenso per le donne che ami o che hai amato. Un giallo per chi ti ha
tradito. Un filo verde smeraldo per le persone a cui dai fiducia ed uno nero
per coloro che ritieni ti abbiano tradito. E così via. Alcuni fili potranno
essere più spessi di altri. Alcune relazioni hanno fili d’acciaio, altre di
esile lino. La tua raggiera diverrà sempre più ampia e variopinta, diverrà
quello che viene chiamato un ordito.
Ma non abbiamo ancora terminato, a te giungono anche altri fili.
I rapporti che si creano tra le persone a te care hanno un
ritorno relazionale con te. Il modo in cui i tuoi genitori si relazionano tra
loro è un filo che li lega e che lega te. E così tra loro ed i loro genitori, e
te. Il modo in cui la tua fidanzata si relaziona ai tuoi genitori è un altro
filo che lega loro e te. Perfino le relazioni che non ci sono state sono un
filo che ti lega. E così via. Creando una ragnatela sempre più fitta e
complessa. Creando una trama sul tuo
ordito. Otterrai un tessuto di relazioni.
Ora guarda la tua lavagna, il tuo tessuto. Certamente come i
tuoi abiti ed il tuo corpo quel tessuto dirà molte cose di te. Racconta parte
della tua esistenza. L’importanza che hai dato a quelle relazioni, il modo
gerarchico in cui le hai disposte, la distanza da te, lo spessore dei fili ed
il loro colore raccontano le tue emozioni. C’è tantissimo di te in
quell’intreccio. Quell’intreccio è unico, come te. E sono certa che sarà così
ampio e fitto che l’immagine di te, al centro, ne viene quasi oscurata.
Ma dimmi: quel tessuto sei tu?
Sono certa che mi dirai di no. E come fai a scoprire chi sei?
Riavvolgendo i fili. E scoprendo il perché di ognuno di essi. Perché quel
colore? Perché quello spessore? Perché quel viso? Perché quella persona ha
suscitato in te determinate sensazioni? Ecco piccoli frammenti di te.
E filo dopo filo, frammento dopo frammento, potrai
ricomporre parte dell’immagine centrale: tu. Il tuo Sé.
E quell'immagine diventerà via via più nitida, come se nella
tua ricerca ne aumentassi la risoluzione fino a farla diventare
tridimensionale, fino a scoprirne ogni più piccolo dettaglio.
E le relazioni? Ci saranno sempre, ma seguiranno regole
differenti, perché avrai compreso il tuo stesso funzionamento. E non saranno
più “legami” ma esperienze ed occasioni. Alcune piacevoli, altre meno; alcune
tremende. Ma non copriranno più il tuo Essere, te ne faranno scoprire lati che
non conoscevi. In una ricerca infinita, perché il tuo Sé è infinito, e senza
tempo.
Buona Ricerca
“Attraverso questo lavoro smontiamo le strutture che coprono il nostro Essere incontrando la parte più vera di noi stessi”
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